Il flop delle autostrade di Expo

Pedemontana, BreBeMi e TEEM erano presenti nel dossier di candidatura di Milano, e oggi si trasformano in un boomerang: mancano i soldi per realizzare la Pedemontana, ed è andata deserta la gara per il 43% delle azioni, vendute da Serravalle, la "controllante", che nel frattempo non ha approvato il bilancio nei termini di legge. È pronta solo la Brescia-Milano, ma costerà più del doppio rispetto alla A4
A dieci mesi da Expo, la crisi e i ritardi conclamati riguardano tutto il “sistema” d’interventi considerati connessi all’Esposizione universale, e non solo i lavori sulla “Piastra espositiva” di Rho-Pero (di cui Ae ha dato conto già nel settembre del 2012 scrivendo "Exboh").
In particolare, nei giorni tra fine giugno e inizio luglio sono state scritte pagine ulteriori nel “dramma” del sistema autostradale lombardo, ovvero delle 3 arterie in costruzione a Nord e ad Est di Milano.
Il 1° luglio sono scaduti i termini per presentare le offerte per l’acquisto del 43% di Autostrada Pedemontana Lombarda spa, la società che sta (faticosamente) portando avanti i cantieri dell’infrastrutture che dovrebbe collegare la provincia di Varese a quella di Bergamo. A vendere, o almeno a provare a farlo, era Serravalle, la società mista a maggioranza pubblica -tra gli azionisti la Provincia e il Comune di Milano- che è ad oggi il socio di maggioranza di Pedemontana, con il 79% delle azioni.
Serravalle aveva offerto le azioni inoptate dell’ultimo aumento di capitale per 267 milioni, ma -spiega un comunicato di Legambiente Lombardia- “il mercato ha nuovamente rifiutato di prendersi in carico un rischio così grande”. Nuovamente, scrive l’associazione ambientalista, che fa riferimento alle gare aperte negli anni scorsi per la vendita delle azioni di Serravalle detenute da Provincia e Comune di Milano, rispettivamente il 72 e il 18 per cento del capitale del concessionario autostradale.

Per altro, al 3 luglio 2014 Serravalle non ha ancora approvato il bilancio 2013 (il termine di legge è scaduto il 30 giugno 2014) e dalla società fanno sapere che la data dall’assemblea non è ancora stata fissata.

Quest’ultima gara andata deserta per Pedemontana rappresenta un problema per la continuità dei lavori di Pedemontana, una maxi-investimento da 5 miliardi di euro che avrebbe dovuto essere finanziato per circa 3 miliardi di euro dal “capitale privato”.
“Consumato” totalmente il finanziamento pubblico garantito all’opera, oltre un miliardo di euro, per la realizzazione della prima tratta della Pedemontana (fino a Lomazzo, dov’è stato realizzato uno svincolo cancellando il bosco della Moronera, nella foto).  

Da mesi è in atto -promosso dal presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni- il tentativo di ottenere dal Comitati interministeriale per la programmazione economica (CIPE) nuove risorse pubbliche, mediante la “defiscalizzazione” dell’opera, che garantirebbe al concessionario uno sconto di circa 800 milioni di euro sull’IVA, l’IRES e l’IRAP. 

Secondo Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia, “non esistono problemi burocratici al CIPE, come sostiene il Governatore lombardo, ma di sostenibilità finanziaria dell’opera che, partita con l’illusione del finanziamento tutto privato, a metà strada vorrebbe ricorrere a una nuova grande iniezione di risorse pubbliche per 800 milioni. È questo il vero motivo che ha spinto il CIPE a non approvare la defiscalizzazione. Adesso -insiste Balotta- il buon senso consiglierebbe di ridimensionare radicalmente il progetto originale, per meglio impiegare le risorse pubbliche in opere più urgenti, come l’edilizia scolastica e il riassetto idrogeologico, e non per garantire la redditività di privati e banche (tra gli azionisti di Pedemontana ci sono Intesa Sanpaolo e UBI, ndr) che hanno sottostimato le previsioni dei costi e sovrastimato i volumi del traffico per giustificare la realizzazione dell’opera. Ed ora vorrebbero anche far pagare ai contribuenti i loro errori”.
Un’ipotesi plausibile, quella portata avanti da Legambiente quanto dai comitati che si oppongono all’opera, è che la Pedemontana si fermi dov’è arrivata, a Lomazzo, senza proseguire oltre con la seconda tratta fino a incontrare la statale Milano-Meda (quella che qualcuno a suo tempo definì "variante Expo", anche se con l'accessibilità dell'area destinata ad ospitare l'Esposizioni Universale non ha niente a che fare).

Oltre a Pedemontana l’ipotesi defiscalizzazione dovrebbe “salvare” anche BreBeMi, la “direttissima Brescia-Milano” che in realtà arriva a Melzo, in aperta campagna.
Delle tre autostrade inserite nel dossier Expo (c’è anche la Tangenziale Est esterna di Milano, e insieme consumano oltre mille ettari di suolo agricolo, come spiega "L'Expo mangia la terra", l’inchiesta pubblicata nell’aprile del 2014 su “Altreconomia”) è l’unica che sarà realizzata in tempo per l’Esposizione Universale. Anzi: è pronta, ma per il momento non può essere inaugurata perché “in attesa di defiscalizzazione”.
Anche in questo caso, infatti, il Piano economico e finanziario dell’opera non è stabile.
Anche in questo caso, un intervento che avrebbe dovuto essere finanziato dal capitale privato a dovuto ricorrere a due istituzioni finanziarie pubbliche o para pubbliche, come la Banca europea d’investimenti e la Cassa depositi e prestiti, per ottenere le risorse necessarie a “portare avanti” i cantieri di un’autostrada che -arrivati vicini alla data d’inaugurazione- si rivela costosissima.

Legambiente Lombardia nelle scorse settimana aveva diffuso il dato relativo al costo chilometrico di BreBeMi, calcolando in 19 centesimi/km. La società, nello smentire l’associazione ambientalista, ha dovuto precisare che “con riferimento ai dati erroneamente forniti dal Balotta precisiamo che per il 2014 il costo chilometrico dei veicoli leggeri, inclusivo di Iva e sovra canoni di legge, sarà pari a 15 centesimi di euro al chilometro e non 19. Il pedaggio, sempre per i veicoli leggeri, da Chiari Est a Treviglio (45 km) a 7,1 euro mentre da Chiari Ovest a Treviglio (34 km) sarà di 5,3 euro, infine Calcio-Caravaggio (19 km) costerà 2,9 euro”. L’autostrada A4, cui la nuova A35 -com’è denominata la BreBeMi- contende il traffico costa invece 7 centesimi per chilometro. Il rischio insostenibilità è alle porte.

Fonte: Altraeconomia