Graziano Delrio ministro delle Infrastrutture, ecco la sua agenda: modificare Legge Obiettivo e Codice Appalti e 5-6 dirigenti da cambiare

Una missione al limite dell’impossibile, quella di Graziano Delrio al ministero delle Infrastrutture. Il neo ministro arriva a Porta Pia in bicicletta, per ostentare semplicità, e anche per ricordare a se stesso i bei tempi di Reggio Emilia, dove un sindaco poteva fare come un padre di famiglia, programmare i tempi per le opere pubbliche, e magari rispettare preventivi e cronoprogrammi. Primo giorno di lavoro, ma il grosso arriverà dopo Pasqua. C’è da “rivoltare come un calzino” la macchina del ministero, spiega chi gli ha parlato, resa ancora più complessa dalla fusione di tre ministri precedenti (Lavori Pubblici, Trasporti e Marina mercantile). Tre strutture che sono rimaste ampiamente separate, tanto da favorire la nascita della “struttura di missione”, quella finita nelle cronache giudiziarie insieme al suo dominus Ercole Incalza. Non basterà trovare il sostituto di Incalza, e scegliere una figura al di sopra di ogni sospetto. La struttura, che resterà al ministero (Renzi in un primo tempo aveva pensato di spostarla a palazzo Chigi) andrà rivoluzionata più in profondità: si parla di almeno 5-6 caselle apicali che cambieranno titolare, e di altrettante teste che cadranno, o almeno saranno spostate. Perché oggi i dirigenti sono inamovibili. “Ma con la riforma Madia anche questa cosa cambierà”, ha assicurato Delrio ai suoi collaboratori. Come dire: ci vogliono mani libera nella scelta dei dirigenti.

Il neo ministro non intende però utilizzare da subito le maniere forti. Parlerà con i vertici della macchina burocratica, con le direzioni generali, e si farà un’idea. Ma l’invito a tutti sarà lo stesso: “Questo posto deve cambiare, chi vuole lavorare seriamente e con trasparenza assoluta è il benvenuto”. Il lavoro sulla macchina non sarà breve. Ma questo è il mandato di Delrio, benedetto anche dal Quirinale, che non ha avuto alcun dubbio sulla necessità di una figura così autorevole per ridare lustro a un ministero in difficoltà eppure così centrale. Delrio annuncia una “forte selezione” delle opere strategiche, quelle che avranno la priorità nel prossimo Def. E anche una “profonda riforma” della legge Obiettivo, varata dal governo Berlusconi nel 2002 (ministro Lunardi), quella che ha fatto nascere la struttura di missione, ideata proprio come una intercapedine tra i vertici politici del ministero e la macchina burocratica. Uno strumento per sveltire, spesso infatti queste strutture sono a tempo, come i loro vertici, finalizzate a un obiettivo preciso. In questo caso non è andata così. “Quella legge ha dei meccanismi che non ci piacciono, e il codice degli appalti va semplificato, dobbiamo adeguarci agli altri Paesi”, dice il neoministro al Tg1.

“L’obiettivo è fare ripartire tanti cantieri, dimostreremo che in Italia si possono fare opere pubbliche, quelle che servono, senza corruzione e rispettando i preventivi”. Massima la collaborazione con il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, con cui Delrio si è già sentito programmando un faccia a faccia per la settimana prossima. “Lavoreremo insieme su Expo, Mose, su tutte le grandi opere”. “Nessuno inizia a riparare la cucina e poi la lascia a metà, controlla i lavori, fa in modo che i preventivi corrispondano alla spesa finale. Io farò così, come ho sempre fatto anche da sindaco”, dice il ministro. “Perché l’Italia è casa nostra e le opere pubbliche ed i soldi pubblici nella nostra testa sono come i soldi privati, anzi di più”. Al ministero delle Infrastrutture Delrio si porterà oltre al capo di gabinetto Mauro Bonaretti (che lo segue dal Comune di Reggio Emilia) anche le strutture di missione su dissesto idrogeologico ed edilizia scolastica che controllava da palazzo Chigi. “E’ d’accordo anche Renzi, che vuole un unico controllo sui lavori pubblici”. Delrio annuncia impegni per (e una prossima visita del premier) i cantieri del l’Aquila, e anche un incontro con i sindacati dei dipendenti del ministero. “Le vertenze si risolvono incontrando i sindacati”, assicura, e sembrerebbe una banalità, se non fosse che i rapporti tra il premier e i sindacati sono vicini al minimo storico. Mercoledì 8 il primo vertice con Cantone.

In cima all’agenda c’è l’Expo, ma anche la riorganizzazione della macchina del ministero. Sul tavolo già ci sono alcuni curriculum, per le decisioni bisogna aspettare dopo le feste. “Dovremo ripensare le funzioni della struttura di missione e focalizzarla per evitare duplicazioni e per evitare sovrapposizioni con altri compiti come quello del consiglio superiore dei lavori pubblici o con le direzioni dei dipartimenti”, spiega il ministro. Dopo alcune ore di lavoro, Delrio lascia il ministero in bici: senza mani, e per un breve tratto anche contromano nei pressi di Porta Pia. I suoi collaboratori dicono che a Reggio Emilia per le bici ci sono regole ad hoc, in particolare nei centri storici. Ma Roma è un’altra storia. E questa bici è arrivata in dono da Ignazio Marino, un altro non romano che nella Capitale sulle due ruote ha avuto qualche difficoltà.

Fonte: huffingtonpost.it
Autore: Andrea Carugati
Data: 3.04.2015